Il boschi raccontati in questo blog mi piace trasmettano tranquillità , qui dev'essere un 'isola in cui fuggire .
Un'isola questa senza pretese fatta di parole semplici come lo sono io , foto principalmente scattate con il cellulare senza grandi tecnologie , storie raccontate o inventate di sana pianta...questo è il bello !

lunedì 27 aprile 2015

Racconto di confine e di sangue


Racconti fantastici ne ho scritti molti ma questo di oggi non lo è , narra di un luogo in cui mi trovo adesso si chiama Battagliola non a caso .

La storia in questione è degna di esser ricordata almeno per tutti quelli che giornalmente passano di qui , senza saper bene cosa vuol significare questa targa .


Nel settembre del 1743 il re Carlo Emanuele III firma un 'alleanza con l'Austria ,in questo trattato vengono modificate alcune leggi in cui la Francia era avvantaggiata rispetto  alla potenza Sabauda , per cui inevitabilmente la stessa dichiara guerra all'Italia alleandosi con la Spagna.
I due eserciti Francese e Spagnolo attraversano così il Colle dell'Agnello a Chianale si accampano 30.000 uomini.
Da Cuneo parte l'esercito Italiano che riesce a Bellino a far retrocedere i Francesi , da questo momento in poi iniziano imminente le opere di fortificazione dal monte Pelvo fin sotto al Monviso .
Il parroco di Chianale Don Bernardo annotava nel suo diario cosa accadeve in questi giorni :
"…e fu appunto nel mese di marzo, che arrivò nella nostra vallata un gran numero di imprenditori; chi per i baraccamenti, chi per dei trinceramenti, chi per delle fortificazioni; ogni giorno arrivavano dei visi nuovi. Si incominciò con il far segare una grande quantità di alberi che erano stati abbattuti nelle proprietà dei vari particolari, e se ne fece un gran numero di assi. Si fece dunque un gran lavoro e, prima che le nevi finissero di sciogliersi si lavorò a Castelponte.
Le mine operarono per circa due mesi per costruire la scarpata dalla parte del villaggio ed i campi adiacenti furono ricoperti in poco tempo da pietre e detriti e, poiché non si costruiva con pietre ma con legno e zolle erbose, fu necessario un grande quantitativo di ramaglia per fare dei salciccioni, e fu appunto che si tagliarono tutti i rami dalla Levée al Bosco nero. Più di seimila operai furono impiegati per questo lavoro (…). Il lavoro era immenso; gli uni portavano le pietre, gli altri ancora la terra; sembrava si dovesse costruire la più bella cittadella del mondo: Si portava con dei cesti la terra dai campi dietro al villaggio sulla Rocca e si scavò fino ad un trabucco di profondità. (...) Ritengo che furono tagliate più di 50.000 piante. Questo forte non era ancora stato ultimato che se ne incominciò un altro alla Vignassa intitolato a San Carlo. Aveva delle aperture per otto o dieci cannoni di grosso calibro. Circondato da un fossato profondo e guarnito da ottime palizzate, con ponti levatoi. Aveva i magazzini per le polveri e parecchi baraccamenti costruiti con assi e con i criteri più moderni.
Sugli Alpiols se ne costruì un’altra rivolta verso nord, e da queste ridotte fino al forte di S. Carlo, alla Vignassa, fu costruita una muraglia continua dell’altezza di un uomo. Finito che fu questo versante, si incominciò sull’altro. Si costruì dunque un altro forte sulla cima del Prato del Bosco in fondo alla Piana di Castelponte, che fu denominato Bertola, dal suo costruttore; era munito di fossati, palizzate e di camminamento coperto come quello della Vignassa e la palizzata scendeva fino al torrente. Risalendo poi la montagna che ci separa dalla valle di Bellino, fu costruita una palizzata con un fossato che risaliva fino alla cresta. Tutte queste fortificazioni dovevano essere guarnite da ventiquattro cannoni di grosso calibro senza contare i pezzi di artiglieria leggera. (…) Poiché l’anno precedente gli Spagnoli avevano tentato di forzare i passaggi della Battagliola e Buondormir, bisognava prepararsi ad una difesa più sicura; si incominciò con il costruire una ridotta in cima alla boscaglia di Castelponte nel luogo da noi detto Becco dell’Aquila e che quelli di Bellino chiamano Montecavallo. Sulla Bicocca fu pure costruita una ridotta in modo che il Monviso era unito al Pelvo con muri e fortificazioni muniti di camminamenti coperti (…) Rimaneva ancora da costruire la strada per i cannoni da portare al forte di S. Carlo ed al forte Bertola…"




In Valle Varaita vennero mandati 18 battaglioni e più di 800 carabinieri , si attendevano i Francesi che il 16 luglio , si fecero vedere sui colli Maurin e Longet ma la battaglia vera e propria iniziò a Sant' Anna di Bellino , i piemontesi provarono a fermare l'avanzata ma anche grazie ad una spia del luogo riuscirono a scoprire il PAS DEL CHAT una pericolosa strettoia da cui passarono piombando sui nostri granatieri che difendevano la Battagliola ,dove ora sono seduta .
In questa battaglia morirono in moltissimi , sia qui che più in basso , 1.500 Piemontesi che non vollero arrendersi al nemico , quasi tutti uccisi con un colpo in testa .
Quello che seguì fu ancora peggio ma non ho più voglia di raccontarlo .....






Vedo l'erba qui sotto , vedo gli alberi ,le piantine grasse ed i fiorellini primaverili che nascono da secoli quassù , immagino la loro linfa mischiata al sangue di giovani ragazzi , di montanari , di gente che non ne poteva nulla , di persone nate sul confine senza quasi appartenenze geografiche .
La guerra va ricordata amici , vanno ricordati i martiri  che l'hanno fatta  , vanno ricordati i luoghi quando ci si passa ,questo io credo serve ad ognuno di noi per essere persone migliori , per essere liberi e per amare il prossimo .

2 commenti:

  1. Grazie per questo documento .... stai facendo veramente un lavoro interessante che ci porta a conoscenza di fatti che neanche sapevo così nei dettagli .

    RispondiElimina
  2. Brava Sara ! Bellissimo scritto ..

    RispondiElimina